domenica 19 giugno 2016

Le nuove opportunità del libero mercato

Una cosa è certa; con questioni come la Brexit, o l'operazione a cuore aperto di Berlusconi ci sono ottime opportunità, per chi maneggia grandi capitali finanziari, di ottenere lauti guadagni in breve tempo e con pochi rischi.

Non credo sia poi così difficile, per coloro i quali il loro mestiere sia quello della manipolazione psicologica di persone ad alto squilibrio mentale, indurre qualche integralista borderline a compiere un gesto eclatante.
Che poi il risultato è quello di riuscire a modificare l'opinione di molti indecisi su una questione tanto delicata (per un opinione pubblica sclerotizzata) come la Brexit.

Nel giro di una settimana in tanti hanno venduto tutto sui mercati sospinti da una martellante propaganda che prospettava piaghe tragedia, sciagura etc etc (e qualcuno ha comprato), poi succede quel che sappiamo e di colpo ai mercati torna la fiducia.

Sia in un caso; e cioè quello che la faccenda sia stata manipolata quantitativamente e qualitativamente nelle possibilità di chi può. Sia nell'altro; che tutti gli avvenimenti non abbiano nulla o quasi nulla di orchestrato, ci troviamo di fronte a una condizione generale altamente preoccupante.

In entrambi stiamo lasciando le nostre vite alla mercè di forze poco edificanti.

domenica 12 giugno 2016

La neo economia è su ordinazione

Guardare la tv o ascoltare la radio non è inutile.
Ci si perde tempo, specie per la tele, ma se si fa attenzione a volte si riesce a intuire l'indirizzo delle politiche cui vogliono portarci tramite l'affermazione ripetitiva di paradigmi fino alla noia.

Su Radio Rai 1 venti minuti prima di mezzogiorno c'è un programma dal tittolo: Etabeta.
Tutte le innovazionimettiunnumeroacasopuntozero, che sia due, tre, quattro o cinque, lì vengono proposte.
E così spiegano cos'è il crowfunding (eccerto dico io, se non ci sono gli investimenti devi fare la colletta, come si fa nei centri sociali per comprare"il fumo") e le start up, e ti viene spiegato anche che (dopo che qualcuno ha fatto presente che più del 90% (letto bene; novantapercento) falliscono) il fallimento non va inteso come un vero e proprio fallimento come qui da noi, ma come un fallimento là da loro (realtà anglosassone) dove pare che sia una pratica normale; si fallisce e si riparte con una nuova startappe, così, d'amblè  (secondo me è anche perché da loro avranno anche una normativa adatta a far si che il fallimento non ti seghi le gambe).

Poi, c'è il car sharing, il food sharing e l'apecar sharing, che sono tutte app per poveracci che devono arrotondare (dicono loro, per me è la nuova forma di baratto);  se per esempio, dovessi mai aver bisogno di andare all'orto e la tua lapa 50 è dal meccanico, vedi se qualcuno del paese ti da un passaggio a raccogliere le tomatiche e in cambio gliene lasci qualcuna per fare un'insalata.

Ma il meglio sono le stampanti in 3D. La chiamano la nuova economia su prenotazione, economia personalizzata, a misura d'uomo.
Così ognuno potrà avere cose fabbricate solo per se stesso e per il suo ego.

Dunque dunque, fammici pensare un attimo...questa dell'economia su ordinazione l'ho già sentita....
Ah si, certo, era l'economia prima della rivoluzione della produzione in serie meccanizzata dei beni.
In parole povere l'economia che era in atto fino alla fine del diciannovesimo secolo, prima che Ford mettesse in pratica alcune intuizioni che fino a quel momento erano solo delle teorie.

Prima di quel passaggio, che rende pratica la c.d. modernità --cioè la rende reale e alla portata di tutti trascinandoci fuori da quella che era una condizione sostanziale di miseria per la stragrande maggioranza delle classi sociali -- vigeva l'economia su ordinazione.

L'economia su ordinazione è molto semplice, è l'economia nell'accezione di Occam: se hai i soldi ordini, se non li hai no, punto.
In pratica il lavoro era scarso perché la ricchezza era scarsa, e questo perché si considerava ricchezza oro e terra; se li avevi entrambi, o almeno uno dei due, avevi ricchezza, se no ti attaccavi.
La ricchezza era relativamente scarsa ed era concentrata entro poche persone, il lavoro che ne derivava era scarso tanto quanto la moneta che circolava (una persona, per tanto che si dia alla pazza gioia è sempre solo una persona).
Tanta gente si arrabattava per sopravvivere e si facevano tanti figli. Primo perché in molti morivano quasi subito (la sanità), e anche perché, mancando una certa quantità di tecnologia (notare bene; quantità, non tanto qualità. Oggi, per la stragrande maggioranza dei beni "pesanti", stiamo ancora usando la stessa tecnologia di più di un secolo fa, migliorata, certo, ma sempre quella è) servivano molte braccia, e dato che le paghe facevano schifo, era meglio avere più paghe nel nucleo famigliare -- ma anche perché senza pensioni (welfare) si aveva più speranza di vivere in vecchiaia nel nucleo famigliare di uno o più figli.

Queste erano le condizioni relative all'economia su ordinazione; tanta miseria.

Gli stati più ricchi erano quelli che avevano conquistato più terra e assieme ad essa materie prime, oro e la materia prima più ambita di tutti i tempi; gli schiavi.
Volevi essere più ricco? facevi una guerra e se andava bene ti arricchivi. Volevi toglierti dalla miseria? provavi a fare una sommossa e finivi dritto dritto al camposanto (se ti andava bene).

Il cambio di paradigma avviene ad inizio secolo quando Ford ribalta l'immaginario di sistema  mettendo in pratica una produzione che potremmo paradossalmente chiamare pianificata, che cioè proietta nel futuro i risultati di scelte compiute nel presente: non aspetto che ci siano gli ordini per produrre, ma pianifico di produrre un certo numero di beni immaginando che, se do la possibilità alle persone di acquistarli, essi li compreranno e tutti ne avranno un giovamento.

Intanto per poter mettere in pratica l'idea di produzione a catena servono anzitutto investimenti nei beni capitali di produzione, nelle strutture e nelle paghe dei lavoratori, e ancora non abbiamo prodotto nulla.
Ma anche quando fossimo riusciti a produrre i beni di consumo a chi li venderemmo?
Fin che si tratta di cianfrusaglie da poco potremmo anche sperare di venderle -- ma a pensarci bene chi le comprerebbe se gli operai fan perfino fatica ad assolvere le esigenze di base?
E' chiaro che devono essere le paghe degli operai a sostenere la produzione comprando i beni, altrimenti non essendoci un ritorno economico sotto la voce profitto, la fabbrica chiuderebbe e tutti a casa.
Quindi le paghe devono avere una relazione con la produttività.

Ma se noi iniziamo a pensare a beni costosi come un'automobile, ma anche una radio o una bicicletta, ecco che il problema diventa serio. Non è possibile, anche aumentando le paghe quasi del doppio, come fece Ford nel 1916, riuscire a vendere il prodotto prima che le risorse finiscano e la fabbrica chiuda. Serve una istituzione, un sistema finanziario strutturato ad hoc, che vada a coprire quello spazio di tempo tra la produzione e l'accumulazione, da parte dell'operaio, di risparmi sufficienti all'acquisto, e anticipi la ricchezza prima che questa possa "materializzarsi realmente" nel tempo.
Questo lasso di tempo si chiama debito, o se preferite credito (tanto è la stessa cosa, solo che riescono a farci credere che siano due cose diverse, e una delle due sia una colpa , mentre è solamente un passaggio obbligato del sistema. Questo sistema, chiamato capitalistico, non può che funzionare in questo modo, cioè creando un debito che poi, in futuro diverrà un credito).

E' come per i primi agricoltori quando capirono il funzionamento della coltivazione indotta. Dovettero andare in debito di energie dissodando, livellando, e arando un pezzo di terra per poi avere, in futuro nel momento del raccolto, un surplus di energia in beni alimentari. La c.d. ricchezza si crea sempre con un debito.

Allo stato attuale le cose stanno all'incirca così:
L'imprenditore si indebita con una banca (la quale ha raccolto i risparmi di chi ha lavorato) e li investe in beni capitali che producono beni di consumo, e cioè anche in redditi. I beni prodotti verranno comprati dallo stesso soggetto che ha ricevuto un reddito per produrli e che non spendendo tutto quel reddito e risparmiandone una parte creerà quella riserva che servirà come base per i futuri investimenti che ridiventeranno a loro volta redditi che compreranno i beni che verranno prodotti etc etc.
Si chiama ciclo economico (e la parola ciclo non è lì a caso)

Intanto possiamo notare come la banca sia solo un tramite, anzi, debba essere solo un tramite e debba comportarsi in modo che questo processo si svolga senza intoppi di sorta. Questo è il compito istituzionale della banca.
E possiamo anche notare come la ricchezza venga prodotta da tutti gli attori facenti parte il sistema. Questo insieme va a formare un complesso sociale virtuoso dalla dinamica circolare. E' chiaro ora che la ricchezza sta nel sistema stesso, sia cioè dovuto alla somma e all'interazione dell'apporto che ogni classe sociale pone in essere; in poche parole è endogeno e non dovuto a fattori esterni, tipo l'oro o le  materie prime, che sono solo il tramite per la creazione di ricchezza.

Se una delle parti del sistema verrà privata anche solo di una parte della ricchezza che gli spetta, a cascata anche il resto del sistema inizierà ad avere degli scompensi.
Se per esempio riducessimo le paghe dei lavoratori, cosa facilmente attuabile con sindacalisti che non hanno la più pallida idea di come funzioni un sistema economico moderno e a cui una poltrona comoda e ben remunerata fa più gola che adempiere al proprio dovere, cioè difendere i deboli, risulterà impossibile in futuro per le aziende  vendere i tutti i beni, rientrare dai debiti, ottenere profitti e continuare ad investire.
Questo scompenso metterebbe in difficoltà il sistema bancario che dovrà (dovrebbe) rispondere ai suoi creditori, cioè le famiglie (questo è; le banche sono nostre debitrici) che sono le stesse a cui è stato precedentemente corrisposto meno reddito, quindi risparmieranno meno riducendo l'ammontare di denaro a disposizione della banca per finanziare gli investimenti, che si troverà costretta a ridurre i crediti alle aziende, che andranno a ridurre i redditi, i quali andranno a ridurre i consumi che non permetteranno il rientro dei debiti che ridurranno li investimenti, quindi i risparmi, quindi il credito, quindi......

(Questo è il libero mercato che tanto ci hanno magnificato, e che vogliono tenere al di fuori di qualsiasi tipo di intervento di pianificazione da parte dello stato.
E' cioè un sistema che ha uno svolgimento distopico e fuori da ogni possibile correzione, e che non ha alcuna possibilità di venirne fuori  se lascia le dinamiche economiche all'insieme indistinto, sregolato e incontrollabile degli operatori.)

Ma torniamo ad inizio ventesimo secolo e al sistema economico moderno che sta per realizzarsi.
Oltre a tutto quello già detto, bisogna aggiungere un passaggio non da poco.
Il c.d. consumatore, per poter fare un passo importante come quello di indebitarsi per diversi anni, deve avere nel suo orizzonte prospettico la sicurezza di potersi basare su un reddito sicuro nel tempo, perché, altrimenti, piuttosto che correre un simile rischio preferirà posticipare la spesa  in un momento futuro, tale da godere di una copertura finanziaria migliore.
Ecco perché anche la parte normativa riguardante il mondo del lavoro ha dovuto adeguarsi alle nuove esigenze disciplinando la figura dell'operaio in modo da assicurargli il posto di lavoro.
Togliendo quel punto fermo che dava all'operaio la sicurezza del lavoro si è minata alla base la fiducia che egli poneva nel sistema rendendo incerto il suo futuro reddito e quindi di conseguenza anche quel ciclo virtuoso di cui sopra.
(che dire...ci sono anche deficienti che ci hanno fatto un film, che è stato campione d'incassi tra una risata e l'altra, che derideva l'immaginario del posto fisso nella contentezza generale)

Ora, a tutto questo scompenso di domanda (così è definita quella figura che nel ciclo economico compra i beni) è stato posto rimedio attraverso un passaggio indiretto che riesce;  in primis a posticipare l'inevitabile e fallimentare resa dei conti, e in seconda battuta (ma non meno importante, anzi), a nascondere, dissimulare e riallocare la causa delle crisi che inevitabilmente si susseguono a cadenze quasi regolari.

Uno dei modi per porre rimedio è quello di usare il debito pubblico: dato che le paghe non sorreggono la produzione (mancanza di domanda), si spinge sulla spesa pubblica per compensarne la carenza sul mercato. Così facendo si ottengono diversi piccioni con una fava; il primo è che le aziende possono ripagare i debiti riuscendo a vendere i beni e salvando le banche, il secondo è che lo stato si indebita alle condizioni di mercato, cioè alti interessi che rimpinzano il settore finanziario, il terzo è che lo stato diventa "il cattivo" che aumenta le tasse perché "...s'è magnato tutto!", il quarto è che "Dobbiamo calare il debito pubblico! Quindi privatizziamo!".
Da questo passaggio nasce l'accanimento verso il debito pubblico e tutto ciò che è Stato.

L'altro modo è il debito privato: famiglie e imprese si indebitano col settore finanziario che allarga i cordoni del credito. Su questo punto ho già scritto, ma basta gugolare "Ciclo di Frenkel" e c'è tutta una produzione scientifica esaustiva al riguardo.

A questo punto abbiamo aggiunto quello che mancava per completare il sistema sociale moderno; i beni comuni e l'intervento pubblico.
Prima abbiamo visto come funziona la sua parte "pesante", "fisica" del sistema economico -- parte che potremmo considerare, usando una metafora fisica, "Newtoniana" (dal celebre scienziato).
Ma una società non è possibile declinarla solamente nella sua parte materiale, neppure sotto l'aspetto economico, perché c'è anche la parte metafisica, cioè quella che potremmo definire "Quantistica" in quanto vive in una dimensione diversa da quella che abbiamo definito "Newtoniana".
Questa parte potremmo immaginarcela come l'insieme di tre grandi "aree metafisiche"; sanità, istruzione e ambiente -- che come è facilmente intuibile sono anche interconnesse.
Dovrebbe essere chiaro a tutti che non è possibile lasciare o assegnare anche solo una o più di queste parti alla gestione privata -- e non ho intenzione di dilungarmi troppo nello spiegare il perché non è possibile.
Per citarne solo uno, dico che per certe zone del paese non è possibile avere un ritorno economico a fronte degli investimenti ( per tutto ciò che è infrastruttura per esempio, lo stesso vale sia per sanità e istruzione).
Quindi o raggruppiamo tutti i cittadini in immense metropoli disumane, o più sensatamente accettiamo queste come spese obbligate e tese al benessere della nazione nella sua interezza che equipara sullo stesso piano sia chi piace vivere ammassato in  città, sia chi piace vivere isolato in culo ai lupi (se da lui si pretende che sottostia ai doveri di cittadino).

Ecco che questi ambiti necessitano di intervento pubblico, e di conseguenza di una forma di investimento che per forza di cose non può essere contabilizzata con i canoni di quella "Newtoniana" dove c'è una "materia" o un servizio quantificabile e rapportabile.
L'istruzione per esempio, non è possibile quantificarla se non con canoni che non sono economici e di conseguenza è un'idea idiota rapportarla ad una presunta produttività (che è un termine prettamente "pesante", legato alla materialità).
Lo stesso vale per gli altri due aspetti.
Questi semplici ragionamenti rendono palese il fatto che solo uno Stato Nazionale è in grado di intervenire appropriatamente in questi ambiti, e deve poterlo fare nella sua più piena capacità e sovranità avendo come linea guida il benessere di tutti i cittadini e non solo di alcuni di essi.
Ecco perché la Banca Centrale di una nazione deve poter finanziare gli investimenti in tali settori senza per questo dover procurare guadagni ad alcuno in particolare -- fosse anche solo il sistema finanziario privato o istituzioni finanziarie internazionali che sono gestite evidentemente dai poteri economici dei paesi più ricchi.

In buona sostanza non è possibile che la nostra sanità, la nostra istruzione e il nostro territorio debbano cadere nella logica del profitto economico come sta accadendo da quasi quarant'anni a questa parte (e i cui effetti in taluni casi sono sotto gli occhi di tutti).
Se si toglie ad una popolazione la possibilità di gestire in piena sovranità (come specifica la costituzione) le proprie politiche economiche sotto l'aspetto che abbiamo definito metafisico, di salute, istruzione e ambiente, le persone si trasformano automaticamente in "parti meccaniche del sistema materiale".
Senza territorio, istruzione e salute, vorrei che mi fosse spiegato che senso ha un sistema sociale, ma soprattutto quale direzione stia prendendo.
A questo pare non interessi nessuno talmente ci hanno abituato a ragionare in termini di emergenza e di direzioni obbligate dai paradigmi economici cui ci sottopongono quotidianamente.


Bene, ora abbiamo visto come funziona alle più grandi linee un sistema economico moderno e una società nella sua completezza.
Grazie alla "luce" che il passato proietta alle nostre spalle -- una sorta di metafora della caverna di Platone -- possiamo immaginarci, "osservare", cosa potrebbe succedere nel futuro.

Facciamo un'altra piccola considerazione; oramai sappiamo tutti abbastanza bene che l'1% della popolazione della terra detiene più del 60% della ricchezza e dei mezzi di produzione.
Cosa vuol dire questo se lo vado ad inserire in un concetto prossimo futuro che sostituisce il paradigma economico da "produzione di massa" a "produzione su ordinazione" ?

Vuol semplicemente dire che qualcuno potrà dire: "Io i soldi li ho e tanti. Quindi mi compro cosa voglio quando voglio e come voglio. Te che non li hai tornerai ad arrabattarti nella miseria."  (cosa voglio non è u modo di dire, oramai possono comprarsi davvero qualsiasi cosa).
E aggiungerà: "Non sperare di tornare a fare troppi figli che non ne abbiamo più bisogno dato che; primo, ti stiamo sostituendo con manovalanza a basso costo proveniente dal terzo mondo, secondo ti sto facendo credere che la tecnologia sta erodendo posti di lavoro!" (ragionamento idiota l'ultimo, sul quale dovrò fare per forza un post).
E questo perché se il denaro e quindi anche la ricchezza, torna ad avere una corrispondenza con l'oro le materie prime e la terra, o in relazione ad una necessaria sostenibilità contabile in termini strettamente economici di partita doppia, si interromperà di conseguenza quel circolo virtuoso che crea ricchezza, e si tornerà ad un sistema gestito da una élite coi pieni poteri e non dall'insieme equilibrato delle parti sociali (e tornerà inevitabilmente la guerra).

martedì 7 giugno 2016

Les faille de la gauche

Mentre la destra è a brandelli, la sinistra si eleva.
Son passati i tempi in cui la sinistra la votavano soprattutto gli operai delle periferie.
Adesso la sinistra se n'è andata da quei fetidi e insicuri rassemblement di brutti e scarni edifici dove si ammassa quella indistinta, multicolorata e multiculturalizzata umanità da sbarco ridotta a fauna, e a cui la "sinistra" dà tutta la propria solidarietà, ma soprattutto buona parte delle risorse che quegli stessi operai, che una volta difendevano e che ora hanno abbandonato irrimediabilmente a vivere in quel degrado,  producono (fino a quando quella stessa fauna senza speranza non gli porterà via il posto di lavoro -- anche grazie a quelle riforme incredibilmente poste in atto nonostante la presenza del Senato).

La solidarietà si, le risorse ni, ma non chiedetegli anche di viverci in mezzo.
Meglio i Parioli, o via Monte Napoleone o i quartieri altolocati.
Lì, il PD, antropologicamente trasformato (come ha fatto presente Cacciari ieri a canotto e 1/2) domina e si arrocca.

La sinistra non è a brandelli, veste Ferragamo.
La sinistra è solidale con la classe lavoratrice, capisce e comprende le sue difficoltà e si sente vicina ad essa (vicina eh, non prossima), vorrebbe tanto aiutare ma c'è chi ha più bisogno, i tempi sono cambiati e c'è poco da fare. Soprattutto c'è poco da fare.

Come ha detto Mattarella parlando di quella bambina sbarcata: "Necessariamente italiana".

Necessario: esistente per necessità propria, cioè privo di causa prima.

E in questo modo evitiamo di discutere se sia il caso o meno, o se si possa cambiare o meno qualche cosa.
Un mondo necessario non è modificabile e può sicuramente fare a meno anche del libero arbitrio.
Io sto quà, tu stai là, io sto ai Parioli, tu stai nelle periferie degradate, ma non è colpa nostra, è così necessariamente.

Io son sicuro che verrà il giorno in cui queste cose saranno studiate come lo è stato il fascismo.
Ci si chiederà com'è stato possibile che il partito che difendeva l'interesse delle classi più deboli, sia diventato oggi quello che difende l'interesse delle banche, dei potenti, dei più forti; in buona sostanza delle oligarchie del capitalismo moderno a scapito delle classi più deboli.
Un triplo salto mortale con doppio avvitamento carpiato che la Cagnotto ci vincerebbe finalmente un oro olimpico.

Eppure la maggior parte di loro sono figli di quella classe, figli o nipoti di Partigiani che han dato la vita, che son stati torturati, che hanno perso famiglie intere per combattere quei sistemi, quel modo di immaginare la società che schiaccia i deboli per ottenere vite privilegiate ai furbi, agli egoisti e ai sociopatici. Figli di operai che hanno lavorato duramente per una vita intera, e hanno dovuto subire soprusi, ingiustizie, mancanze di rispetto, per poter mandare a studiare i loro figli in modo che migliorassero questo sistema, in modo che i loro nipoti potessero vivere una vita sicuramente migliore, che vorrebbe dire, con una prospettiva, con la speranza di poter scegliere cosa fare e cosa no, dove andare e dove no. Di potersi curare al meglio e di poter invecchiare senza abbruttirsi troppo.

Invece tutto quello che son riusciti a immaginarsi è una società che non ha scelta, come l'uomo che la compone.
Un umano che non ha scelta che cosa avrebbe di umano?
Ciò che contraddistingue l'uomo è proprio il non adattarsi al caos delle diverse leggi naturali, mettendo ordine e lottando per mantenerlo.
Dove starebbe il progresso se è costretto a sottostare alla cieca ignoranza delle forze della natura lasciate libere a se stesse?
Sottostare al libero mercato senza regole della legge dei più forti è il sogno che hanno per la testa?
Perché l'Europa odierna questo è!

Certo è che dai "Parioli d'Italia" l'esistenza non sembra così male (fin che dura...)







lunedì 6 giugno 2016

Brandelli di destra

A destra o ci sono o ci fanno.
Ma come si fa a non capire che Berlusconi non può più decidere nulla che possa presentarsi sotto una veste di alternativa ai diktat del capitalismo del nord Europa?

Ma non per quello che in molti pensano, e cioè tutte le sue beghe personali.

Non può più decidere nulla in quanto tutte o quasi le "sue" aziende sono sotto il ricatto dei mercati finanziari.
E questo perché se hai delle società per azioni, anzitutto sei costretto ad attuare scelte obbligate a livello di politica aziendale o industriale che sia, e in seconda battuta -- ma non perché sia meno importante -- se provi, nel caso fossi una persona che ha una certa capacità di influenza dell'opinione pubblica, a prospettare politiche che non marcino al rullo del tamburo del "libero" mercato della "libera" unione europea nella "libera" globalizzazione, allora nel tempo che occupano alcuni clic sulla tastiera, le tue azioni inizieranno a prendere una brutta piega calante, e nel giro di un'oretta ti potresti trovare ad avere perdite notevoli in conto capitale (come immancabilmente è successo ogni volta che ha provato a fare di testa sua), e con questi chiari di luna saresti un dead man walking.

Berlusconi è stato un utile idiota fin tanto che serviva alla prima fase del "ciclo di Frenkel", era perfetto.
Ora che il ciclo sta per chiudersi (e più tardi si chiude e peggio ci troveremo) è diventato un pirla come tanti.
Se fa la sua schifosissima parte nel lasciare che si spolpino il paese, allora gli lasceranno quel pò di catena in più, se prova ad opporsi lo mandano "a picco" (e senza ulteriori processi).

Ora, la Meloni e Salvini, se ne sono accorti? (no, perché il cazzaro di Rignano lo sa, eccome se lo sa, ma forse quello che lo sa meglio di tutti è Verdini, Sia chiaro; probabilmente non ha tradito, è che "doveva" farlo)

Quanto siamo distanti dalla sovranità? Mooooooooolto.



domenica 5 giugno 2016

A cosa servono gli intellettuali.

Beh, a questa frase non posso non farci un post.

Ecco quale sarebbe la "posizione" di un intellettuale nella società, in buona sostanza; a cosa servono gli intellettuali?


(...)    l'atteggiamento progressista dell'intellettuale che concepisce il proprio ruolo di servizio verso la comunità che lo nutre ponendosi a difesa degli interessi dei ceti subalterni, (...)

Questo sarebbe un vero intellettuale di sinistra (la vera sinistra, quella che concepisce la politica come strumento per l'emancipazione dei più deboli dai più forti).

Oggi invece l'intellettuale ("di sinistra") è diventato colui che cerca di addolcire la supposta, anzi il suppostone alle classi più deboli dicendogli che devono ringraziare il cielo perché "la supposta" potrebbe essere più grande.
Ma soprattutto che non si potrebbe fare diversamente; cioè non c'è scelta, il percorso è obbligato e l'unico ragionamento a cui giunge è che non c'è alternativa, non si può far altro che abbandonarsi alle forze cicliche "naturali".
Cioè di buttare nel cesso millenni e millenni di sforzi umani che hanno cercato di contrastarle per riuscire a diventare ciò che siamo ora. E 'ntu culu il progresso.