lunedì 12 dicembre 2016

La terza via

In una articolata serie di post e risposte a commenti vari ,QUI, Roberto Buffagni spiega, dal suo punto di vista che condivido quasi in toto, la situazione politica attuale italiana del passato e del presente, e cercando poi di immaginare una prospettiva futura.
Il suo punto di vista, è sostanzialmente uguale al mio, ed è quello che vede nell'attuale UE il nemico principale da ripudiare prima e sconfiggere poi.
Nella sua analisi, a volte per me illuminante, tocca diversi aspetti dell'Italia dell'Europa e del mondo intero.
Ma, pur condividendolo quasi in toto, ritengo che possa e debba formarsi nell'immaginario  futuro una cosiddetta terza via, la quale secondo me sta iniziando a gettare le basi proprio ora.
Proviamo a vedere come e perché.


Una volta sconfitti via via; il nazionalismo imperialista a base etnico/teologica, che spero sia stato cancellato definitivamente con la fine della II° WW -- e che sopravvive solo in alcune sacche di nostalgici destinate a scomparire -- e l'internazionalismo a trazione proletaria con il crollo dell'URSS, il sistema democratico/liberale/capitalistico ha avuto campo libero e va trasformandosi in un mostro a più teste che sta fagocitando tutte le diverse culture che l'uomo ha saputo produrre nella sua lunga storia millenaria.

E' vero, il confronto non è più tra capitalismo liberale/liberista e comunismo/socialismo, i c.d. "destra" e "sinistra". Il confronto è passato ad un livello diverso con la vittoria oramai totale dei primi sui secondi, i quali hanno mostrato tutta la loro incapacità di comprendere la fondamentale parte che svolge la natura umana -- intendendo per natura umana quella che nell'immaginario di tutti prende forma nelle teorie sulla selezione naturale da una parte e nella biologia genetica dall'altra. Ripudiandole nella quasi totalità per quanto riguarda l'importanza delle stesse nei processi relativi al comportamento umano e relegandole a fattori marginali, la c.d. sinistra internazionale ha basato le proprie teorie sociali sostenendo la fondamentale e unica, secondo loro, importanza della cultura quale unico veicolo di formazione della persona e di conseguenza anche dei sistemi sociali (vedere Emil Kraepelin, Sigmund Freud, Ivan Pavlov, John Broadus Watson e molti altri, anche se questa è una riduzione semplicistica e parziale).

Nella perdita, strada facendo, della sfera umana relativa ai suoi impulsi "naturali", tramandati biologicamente, quei sistemi non potevano fare altro che fallire nella miseria di una vita alienante.

Per contro, i primi hanno si vinto definitivamente, ma per farlo hanno dovuto spingere l'acceleratore proprio su quella parte "dimenticata" dai "sinistri", cioè le pulsioni umane, e in special modo quella egoistica e predatoria.
Certamente questa posizione aveva basi sicuramente più stabili -- se così si può dire -- perché, in effetti sì, si può dire che è vero che queste pulsioni spingono l'uomo a impegnarsi , lottare e inventare pur di ottenere qualcosa di più. Ma così facendo, nelle dinamiche incontrollabili dei gruppi sociali -- e la capacità di controllo è inversamente proporzionale alle dimensioni del gruppo -- le pulsioni umane hanno finito per diventare un drammatico pericolo per la stessa sopravvivenza dell'uomo.

La lotta è diventata, per forza di cose, globale, in quanto le basi ideologiche della sinistra ne impongono una visione internazionalista a tutte le parti in gioco, in qualsiasi parte del pianeta e qualsiasi cultura esse avessero.
Questo ha inevitabilmente portato lo scontro al livello più ampio che si potesse immaginare (bisogna aggiungere che questa tendenza internazionalista è stata dettata anche dal fatto che le oligarchie e le aristocrazie fanno, per così dire, "vita internazionale", cioè tutto il loro immaginario "intimo" si svolge su scala internazionale come classe dominante).

Purtroppo, nella sua ottusità, la sinistra non si è resa conto che a livello di confronto diretto, la cultura non ha alcuna possibilità di imporsi sulle pulsioni umane, meno che mai rigettandole come fossero detestabili e immorali -- per quello c'è la religione  (e anche in questo caso, il confronto diretto con le religioni c.d. ortodosse non ha lasciato scampo alle varie teorie che facevano da base all'ideale comunista.
E' un ossimoro ideologico, e in quanto tale distopico,  immaginarsi intimamente di dominare l'uomo usando la cultura come una clava -- in parole povere è un assurdo logico.

Con la vittoria della parte liberista/liberale/capitalistica compiuta sul terreno dei sistemi sociali nei confronti della c.d. sinistra/comunista/socialista, la visione di un possibile dominio mondiale si è impossessata dei liberisti che si son trovati il campo sgombro da qualsiasi opposizione.

Ora, se da una parte la visione di una società basata esclusivamente sull'imposizione della cultura, e nel particolare, di una cultura per tutti, oltre ad essere un assurdo logico, porta paradossalmente ad un impoverimento intellettuale alienante per l'uomo; dall'altra, un immaginario collettivo basato sullo sdoganamento dei principi "naturali", e quindi dei suoi impulsi, è devastante proprio da un punto di vista logico per il semplice motivo che l'uomo non può più appellarsi a ciò che lo rende unico nell'intero panorama terrestre, e cioè la sua "ribellione" alle forze c.d. naturali tramite l'adattamento della natura alle proprie necessità, e non viceversa.
 Rivendicando la sua parte animale ed elevandola a entità superiore, l'uomo non è più uomo ma umanoide.

Mi stupisco quando un non-pensatore come Locke viene annoverato tra quelli che hanno gettato le basi dell'illuminismo tramite stupidaggini quali, "Il diritto naturale"-- e c'è chi lo considera un filosofo (in quanti si stan rivoltando nella tomba?)
Non esiste nessun diritto naturale, il diritto è una "invenzione" umana. In natura non esiste il diritto.
Probabilmente confondeva l'istinto di sopravvivenza col diritto.
Il diritto nasce nel sociale col sociale per il sociale -- vi sono i diritti individuali, ma sono diritti che si sviluppano  secondariamente rispetto all'impianto generale e sono relativi all'immaginario di famiglia, comunità, gruppo etc etc.

Serve contrapporsi a questo fronte dell'egoismo globale, nel quale i soggetti sono talmente presi dalle sirene di un mondialismo basato sull'egoismo dell'individuo -- altro ossimoro -- dal non rendersi conto che scatenare le pulsioni e lasciarle libere a se stesse, oltre alle vuote parole di rito, nella realtà provata sta portando guerra miseria e distruzione ovunque, in special modo ovunque non trovi comunità coese con forte identità sociale capace di contrastare le irragionevoli pretese del Libero Mercato Globale.

Sarebbe molto difficile spiegare come mai è folle lasciare al L.M.G. il governo delle scelte politiche dell'intera comunità umana. A me piace pensare, come spiega molto bene Heisenberg in "Fisica e Filosofia", che i processi mentali del cervello umano, i quali si svolgono a livello quantistico neuronale, non sono scopribili, nè sondabili con esattezza assoluta nella loro totalità, e lo sono ancor meno quando questi processi diventano processi comuni per centinaia di migliaia di persone.
Essi rispondono alla legge di probabilità.
Questo, da una parte sta a significare che non è possibile pianificare un sistema sociale in ogni suo aspetto, ma anche che è irragionevole e estremamente pericoloso lasciare che questo svolgersi possa essere lasciato in balia  di leggi naturali non conoscibili con esattezza assoluta.
Come già detto; l'Uomo è tale esattamente nella capacità e nella misura in cui si è dato regole proprie, adattando l'ambiente attorno a se e non accettando supinamente il contrario.

Allo stato attuale "dell'opera" non resta che combattere questa follia dell'egoismo mondiale tramite globalismo economico le cui emanazioni pratiche sono: (...) I signori regnano sull'universo sia attraverso i loro enunciati ideologici, sia attraverso la costrizione economica sia attraverso il dominio militare. La figura ideologica che guida la loro prassi porta un nome anodino: "consenso di Washington".
Si tratta di un insieme di accordi informali, di gentleman's agreements conclusi nel corso degli anni ottanta e novanta tra le principali società transcontinentali, banche di wall street, Federal Reserve Bank americana e organismi finanziari internazionali (Banca Mondiale, Fondo monetario internazionale ecc).
Nel 1989 il "consenso" è stato formalizzato da John Williamson, economista capo e vicepresidente della Banca Mondiale. I suoi principi fondatori sono applicabili a qualsiasi periodo della storia, a qualsiasi economia e a qualsiasi continente.
Mirano tutti a ottenere, il più rapidamente possibile, la liquidazione di qualsiasi norma regolatrice statale o di altro genere, nonchè la più totale e rapida liberalizzazione di tutti i mercati (di beni, di capitali, di srevizi, di brevetti) e l'instaurazione finale di una stateless global governance, di un mercato mondiale unificato e totalmente autoregolato.

QUI  Ziegler  spiega bene come (ma consiglio la lettura del libro completo).

RIPETO: Mirano tutti a ottenere, il più rapidamente possibile, la liquidazione di qualsiasi norma regolatrice statale o di altro genere.

Significa che il pensiero dilagante che indica nello Stato Nazionale e nei suoi organi rappresentativi; Parlamento, Senato, Banca Centrale etc, la causa di tutti i mali che affliggono la nostra società, è frutto della propaganda mediatica degli organi d'informazione, che le oligarchie dominanti sopra descritte, in modo diretto o indiretto, possiedono o controllano tramite pecunia.

La terza via non può prescindere dallo Stato Nazionale e dalle sue peculiarità culturali  pur tuttavia nel rispetto delle minoranze.
Non sono accettabili le c.d. scusanti "a valle", quelle che considerano la realtà solo da un certo punto in poi. 
Quelle estremamente miopi che non sanno collegare la diga a monte con la scarsità d'acqua a valle. Oppure quelle che non sanno correlare l'invasione di migranti, con la libertà totale che hanno i padroni del mondo di "invadere" culture più deboli tramite massicce "iniezioni" di capitali a favore degli oppositori di regime in aree già altamente instabili, fomentando guerre civili, e cercando di assicurarsi in tal modo il futuro controllo di aree strategicamente fondamentali da più punti di vista; risorse naturali, centralità politica, danno a potenziale avversario diretto.

La lotta a questo tipo di globalismo è prioritaria, ma serve trovare la terza via per non doversi ritrovare, una volta sconfitto, più indietro di dove si era partiti.




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