giovedì 4 febbraio 2016

Non esiste una legge universale assoluta, dipende da dove si vuole andare

Prendo spunto dall'ultimo dibattito mainstrem sulla questione; gli omosessulai, ma anche gli eterosessuali, hanno il diritto di afffittare una persona (c'è chi dice una parte di una persona, ma ho il timore che una volta legalizzata questa porcheria, capiti quello che capita normalmente al riguardo dei contratti, cioè che chi ha i soldi si faccia aggiustare le questioni a proprio favore, determinando una sorta di possesso reale su ciò cui quella persona può o non può fare. Quindi non un affitto di una parte, ma il possesso di buona parte delle circostanze della sua vita; le sue abitudini in genere)?

A scanso di equivoci, per me è l'ennesima porcheria generata dalla vittoria del pensiero scientista-- la fisica del senso comune, su quella umanista-- l'empatia del senso comune.
E' una delle sue manifestazioni peggiori che vanno a comporre un disegno, una prospettiva che mette i brividi: Una superclasse elitaria ed elitarista ristretta che, tramite le enormi ricchezze nominali accumulate, tiene al soldo la potenza esecutiva militare, per regnare su ciò che resterà della massa informe e indistinta uniformata sotto tutti gli aspetti e decimata dal ritorno alla durezze del vivere che tanto ci stanno ripetendo ad ogni piè sospinto.

Questo dell'utero a pagamento è un'altro piccolo passo verso il completo sradicamento del valore dell'identità.
Identità è cultura, identità è natura. L'insieme dei due forma organismi umani particolari che si traducono poi in organismi sociali particolari ai vari livelli della politica, come per esempio le comunità, o gli enti territoriali, che sommati formano organismi uniti da un'identità antropologica che, naturalmente, ha una propria scala di valori e norme generali che ne formano la relativa unicità-- tutto questo è naturalmente in continua evoluzione e in continua relazione con tutto ciò che gli sta attorno.

Ecco che cultura e natura vanno a formare un'identità che gode di una volontà peculiare distinta perché non uguale-- la similarità implica una differenza, e la differenza, da un punto di vista economico, implica una diversa concezione di cosa sia il valore.
Ma se io intendo vincere la guerra (quella guerra che oggi è più remunerativo vincere senza distruggere i sistemi che lo compongono, che oggi si è evoluta i guerra culturale, e cioè; ti impongo la mia cultura con tutto quello che la compone, in modo che tu debba sottostare alle mie regole, che sono quelle che rendono me più potente e te più debole), devo sconfiggere l'identità.

Ma se tu hai una identità solida, risultante da una cultura viva e solidamente ancorata ad un'insieme di nuclei famigliari forti e coesi formanti un organismo compatto avente un riferimento chiaro e in relazione alla qualità del tempo odierno, quale è la nostra costituzione, ecco che sorgono problemi seri al riguardo della penetrazione che la tua cultura del dominio troverà strada facendo.

Sempre due sono le problematiche da risolvere per "l'invasore"; la cultura e la natura.
La prima, la cultura, è quella che regola lo scopo di una società e ne detta la direzione e i modi. Se intendo appropriarmi della ricchezza che tu hai prodotto, ho bisogno una società dove  le differenze antropologiche siano minime e siano uniformate in modo da poter innestare, senza troppi rifiuti, delle dinamiche psicologiche che sfruttino l'ego della persona e rendano più acute le differenze sfilacciando il tessuto sociale, a quel punto mi sarà facile influenzarne la classe dirigente e stabilire norme che renderanno difficile la produzione e la distribuzione di ricchezza.

La seconda è quella identitaria per antonomasia e che ci lega fortemente alla natura in quanto da essa siamo formati. Anche questa ha due grossi problemi; la famiglia è il più resistente "mezzo di trasporto" della parte riguardante la natura, in poche parole i geni, i quali sono a loro volta i portatori di quella parte di "informazione" che va a costituire il livello di consapevolezza precomprensivo che sta alla base di valori e tradizioni secolari che la volontà trasmuta in cultura della giustizia, dell'economia e della politica-- chiudendo così il cerchio tra cultura e natura. Ma non solo riguarda  l'aspetto metafisico, soprattutto si manifesta in aspetti "quotidiani" quali per esempio quello fondamentale del cibo; se io ho raggiunto un equilibrio di alta qualità e biodiversità alimentare che mi pone ai massimi livelli possibili, mangerò e produrrò le tue schifezze solo fino a quando verrò tenuto all'oscuro delle  pessime conseguenze sanitarie che subirò mangiandolo.
E ancora, la famiglia, pone in essere un legame dalla forza immensa; se io sento di essere quasi uguale a chi mi ha procreato e a tutti quelli che ne compongono il nucleo, cioè vedo più la somiglianza che la differenza, creo un legame positivo a cui nuove e discutibili abitudini non avranno potere di penetrazione.

Da un punto di vista assoluto non esiste norma o legge o che dir si voglia che stabilisca l'assoluta giustezza di una cosa rispetto all'altra.
Quando si tirano in ballo la religione coi sui testi sacri, o la presunta giustezza delle leggi della natura in quanto tale non si stabilisce nulla di assoluto a cui tutti si debba per forza sottostare. Sono argomenti poco dissuasivi che hanno la loro presa su persone che ancora fanno riferimento a testi scritti più di tremila anni fa e che contengono al loro interno delle bestialità di una consapevolezza umana superata a cui è difficile dar credito assoluto.

Io credo che il valore a cui appellarsi debba essere endogeno, debba cioè scaturire dalla nostra identità completa.
Deve appellarsi alla cultura e anche alla natura, deve appellarsi tanto alla fisica del senso comune quanto all'empatia del senso comune e ai valori che veicoliamo anche tramite la nostra materialità in quanto inevitabilmente espressione della nostra metafisica dell'identità.

Certe pratiche ci fanno schifo. Perché?
E perché e perché e percome...mi sembra di essere all'asilo dei perché.
" ?Chi ha fatto la gallina? "
"L'uovo."
" ?E chi ha fatto l'uovo? "
" La gallina. "
" ?Ma è nato prima l'uovo o la gallina? "
" E' nato prima l'uovo. "
" ?E perché? "
" E checcazzo, perché perché e percome. Trovati qualcosa da fare, non toccare i bambini e non spiattellare i testicoli alla gente. "

A un certo punto, ai bambini del perché va detto; basta, non si fa!

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