martedì 1 novembre 2016

La scienza antropoforma. Per cosa lottare?

Non è che non si riesce a organizzare un fronte comune contro la svendita del nostro paese perché ci stanno dividendo in categorie diverse come in molti cercano di raccontare nelle loro analisi-- vedi; giovani/anziani, occupati/disoccupati, operai/artigiani/liberi prof., statali/privati etc etc -- è che la divisione della società è un fatto endogeno che scaturisce da peculiarità proprie, oserei dire antropologiche, dello sviluppo della società moderna (per intenderci su ciò che è società moderna: ciò che poi divenne e si intese come società moderna ha la sua blastula nel metodo scientifico. E' da esso che si sviluppa tutta l'evoluzione della forma mentis dell'uomo).
I mutamenti che fecero seguito al sistema scientifico e alle sue scoperte, trasformarono la società da statica medioevale  (dove tutto era determinato, collocabile in ogni tempo e in ogni luogo, e soggiacente, in ultima analisi, alla volontà di Dio) a dinamica; scrutabile e classificabile, entro un tempo e uno spazio relativi alla dimensione umana, soggiacente a leggi riconoscibili e in parte, induttivamente prevedibili, dove il soggetto è parte del attiva del fenomeno.
Questo mutamento è ancora in atto e continua a spostare in avanti la frontiera della ricerca con la sua "energia propulsiva".

Questo cambiamento ha attraversato epoche che si sono diversificate e plasmate via via che le diverse circostanze e peculiarità generali hanno preso forma; per esempio dalla rivoluzione industriale e dalla potenza che ne scaturisce arriva la prima globalizzazione reale (la prima "nominale" si ha con la "scoperta" dell'uovo di Colombo)  e soprattutto un primo cambiamento netto nella struttura della società; la possibilità di soddisfare più facilmente i bisogni primari alimentari tramite l'impiego della tecnica, sposterà forza lavoro dai campi alle industrie, le quali via via miglioreranno i macchinari, innescando così un "motore" di sviluppo continuo e autogenerativo.

Primo grande mutamento; la popolazione aumenta e si concentra nelle zone di produzione.
Questo comporta grandi cambiamenti nelle abitudini delle persone, e sempre più popolazione, a stretto contatto condivide luoghi, costumi, problemi e condizioni di vita.
Ma ancora i diversi gruppi sociali erano riassumibili in quattro/cinque classi, di cui una di queste ne conteneva la stragrande maggioranza demografica.
Quindi sostanzialmente la gestione della società, nelle sue linee guida, era abbastanza semplice, e il gruppo sociale più numeroso aveva una serie di problematiche comuni che ne compattavano il fronte.

La trasformazione continua e costante del sistema sociale andava procedendo, e al contempo si complicava (senza dimenticarci che l'Italia stessa, risulta essere una nazione che per sua geografia e morfologia, presenta profonde difformità, anche senza l'intervento, in senso stretto, della scienza .
Peculiarità questa, che ne fa uno dei popoli più eterogenei e originali del pianeta, infatti la sua realtà politica si presenta in una serie di istanze particolari, ognuna legata al territorio seppur con la medesima "cifra culturale")

A livello politico, tutto questo prende la forma di una variegata rappresentanza di partiti e istituzioni territoriali e in un sistema elettorale che prendeva atto di queste dinamiche.
Ma, verso la metà degli anni '70 si assiste ad un cambio profondo di politica economica da parte delle culture dominanti uscite vincitrici dall'ultimo conflitto mondiale.
Sbrigativamente e in modo superficiale, da tali culture, avviene un cambio di paradigma politico/filosofico che forzatamente raggruppa gli esseri umani in due grandi "famiglie ideologiche" che a seconda delle culture vengono classificati come;  popolari/laburisti, oppure, democratici/repubblicani, progressisti/conservatori, sinistra/destra -- che meno che mai rispondono alle molteplici e differenti esigenze di una società che va sempre più diversificandosi.

Una delle derive paradossali è che; mentre bisognerebbe avere un sistema politico che possa rispondere alle più diverse esigenze, lo si cerca di rendere maggioritario e autoritario -- che cura cioè, gli interessi di una parte sola della grande complessità della società moderna.

Tornando al tempo passato, è comprensibile che con quel tipo di società, era condizione agevole che si formasse un senso di comune appartenenza e un'identità di gruppo che lottasse per migliorare una condizione che accomunava tanti.
Ecco spiegate le grandi conquiste del diritto e i miglioramenti oggettivi della classe povera, negli anni del dopoguerra: Tante persone condividevano gran parte delle dinamiche delle loro vite!

Ora non è più così. Ma lo sbaglio cui tutti tendiamo è quello di addossare la colpa della mancanza di lotta comune, ad una specie di minor virtù delle generazioni che han fatto seguito a quelle  che, nel passato, son riuscite a lottare.
Loro partivano da una condizione oggettivamente unificante. La loro società raggruppava e compattava una parte numericamente maggioritaria del sistema.
Oggi non è più così, e non perché "i giovani di oggi sono sempre attaccati al telefonino", oppure perché "una volta c'erano i valori".
Semplicemente le dinamiche e l'immaginario della società sono completamente differenti, non solo da quelli del passato recente, ma differenti da qualsiasi altro passato o epoca in genere (pur mantenendo, l'uomo, all'incirca le stesse caratteristiche naturali della sua morfologia materiale e della sua quantistica celebrale. Ciò che è cambiato è l'ampiezza della suo immaginario).

Ecco spiegato uno dei motivi del; "Perché ci stanno prendendo per i fondelli e laggente non reagisce?"

La struttura pratica della società -- quella dei costumi e delle abitudini -- ci fornisce un'identità superficiale che ci fa credere di appartenere a una classe particolare differente dalle altre.

Non prendertela col tuo vicino, la pensa come te (cioè, male).

Servirebbe capire quale cifra identitaria rimasta ci accomuna.
Sicuramente non è relativa al trattato di Maastricht.




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