martedì 6 settembre 2016

La privatizzazione del mondo -- J. Ziegler

Stavo leggendo il blog Orizzonte 48, quando mi stuzzicò la memoria leggere tra le frasi l'espressione; "Washington consensus" .
Quindi a forza di pensarci mi ricordai di questo libro che avevo letto nel 2004/5 circa. Lo cercai e poi mi rimisi a leggerlo...checcavolo, dopo le prime pagine avrei avuto voglia di bastonarmi da solo: era già tutto scritto e ben spiegato allora. Solo che trent'anni di propaganda e il non sentire nessuna voce fuori dal coro tra i nostri intellettuali mi avevano anestetizzato l'intuito. La mia inutilità ha fatto il resto.

Intanto lo consiglio a tutti, ma vorrei anche iniziare a copiarne alcune parti fondamentali qui.

Jean Ziegler: Dopo aver insegnato sociologia all'Università di Ginevra ed essere stato membro del parlamento svizzero, è oggi relatore speciale all'ONU per il diritto all'alimentazione ed ha scritto numerosi saggi con cui ha criticato la politica e il sistema finanziario del suo paese.

Eccone alcuni passaggi:

                                   La privatizzazione del mondo

                                              1 Un'economia di arcipelago

(...) I signori del capitale globalizzato esercitano su (...) miliardi di  persone un diritto di vita e di morte. Con le loro strategie di investimento, le loro speculazioni monetarie, le loro alleanze politiche, decidono, giorno dopo giorno, chi ha diritto di vivere su questo pianeta e chi è condannato a morire.

 (...) Le loro armi sono le fusioni forzate, le offerte pubbliche di acquisto ostili, la costituzione di oligopoli, la distruzione dell'avversario tramite dumping o tramite campagne di diffamazione ad hominem. L'assassinio è più raro, ma i signori non esitano a farvi ricorso all'occorrenza.

(...) Con la caduta del muro di Berlino, la disintegrazione dell'URSS e la parziale degenerazione dell'apparato burocratico cinese, la globalizzazione capitalista ha spiccato il volo, e con lei la precarizzazione del lavoro e lo smantellamento della protezione sociale acquisita a caro prezzo. Numerosi partiti socialdemocratici (per esempio il partito socialista italiano) si sono disgregati, altri si sono fortemente indeboliti e hanno perduto ogni credibilità. I laburisti inglesi e la SPD tedesca si sono trasformati in partiti reazionari che celebrano l'ideologia neoliberista e cercano ad ogni costo di ottenere l'approvazione dei padroni dell'impero americano. Tutti subiscono in pieno il determinismo del mercato globalizzato. (...)
L'applicazione del teorema dei costi comparati di produzione e di distribuzione si generalizza. Qualsiasi bene, qualsiasi servizio sarà prodotto laddove i costi saranno inferiori. Il pianeta intero diventa così un gigantesco mercato in cui i popoli, classi sociali e paesi entrano in competizione fra loro. Tuttavia, nel mercato globalizzato, quello che perdono gli uni -- in termini di stabilità dell'impiego, di minimo salariale, di sicurezza sociale, di potere d'acquisto -- non è automaticamente conquistato dagli altri. La madre di famiglia di Pusan, nella Corea del Sud, che svolge un lavoro sottopagato, e il proletario indonesiano che, per un salario misero, si logora in una catena di montaggio nella zona franca di Jacarta, migliorano solo di poco la loro situazione, mentre l'operaio meccanico di Lilla o il lavoratore tessile di San Gallo vivono sotto la continua minaccia della disoccupazione. (...)

(...) Stiamo entrando nell'epoca dell' "economia di arcipelago" , un modello a "velocità multiple" che conduce alla progressiva distruzione di tutti i tipi tradizionali di società e di socialità e segna, senza dubbio per lungo tempo, la fine del sogno di un mondo infine unificato, riconciliato con se stesso e in pace.
Il mondo globalizzato consiste in realtà in una serie di isolotti di prosperità e di ricchezza che fluttuano in un oceano di popoli in agonia.

                                                        2 L'impero

(...) I diritti umani, i diritti all'autodeterminazione e alla democrazia, così come vengono formulati nella dichiarazione universale del 1948 e nei quindici Patti successivi che li precisano e li concretizzano, costituiscono un'importante conquista della civiltà e definiscono l'orizzonte dei popoli: una società planetaria più giusta, più degna, più libera.

(...) Parafrasando Hegel, vorrei aggiungere che i diritti umani, i diritti civili e politici, così come i diritti economici, sociali e culturali, costituiscono l'Assoluto in relazione, l'Universale concreto, e rappresentano oggi, l'orizzonte della nostra storia.

(...) Invece di affidare la produzione e la distribuzione dei beni del pianeta a un'economia normativa, capace di tenere conto dei bisogni elementari degli abitanti, si sono affidati alla "mano invisibile" del mercato mondiale integrato su cui esercitano un totale controllo.(...) Scegliendo l'impero americano contro la democrazia planetaria, i nuovi padroni hanno fatto fare all'umanità un passo indietro di parecchi secoli. Tra tutte le oligarchie che costituiscono il cartello dei padroni del mondo, quella nordamericana è di gran lunga la più potente, la più creativa, la più vitale. Ben prima del 1991 aveva sottomesso lo stato trasformandolo in un prezioso e efficace ausilio per la realizzazione dei suoi interessi privati.
Considerare gli Stati Uniti come un semplice stato "nazionale" non ha alcun senso, Gli Stati Uniti sono a tutti gli effetti un impero le cui forze armate, terrestri, navali, aeree e spaziali, insieme ai sistemi di intercettazione internazionali e al gigantesco apparato di spionaggio e di informazione, garantiscono l'espansione costante dell'ordine oligarchico su tutto il pianeta. Senza questo impero e la sua potenza militare e poliziesca il cartello dei signori universali non potrebbe sopravvivere. (...)

(...) "Noi siamo al centro del mondo e intendiamo restarci (...) Gli Stati Uniti devono dirigere il mondo portandovi la fiaccola morale, politica e militare del diritto e della forza, e servire ad esempio a tutti i popoli".
Chi ha pronunciato queste parole? Un oscuro fanatico appartenente a una delle innumerevoli sette xenofobe e razziste che pullulano negli Stati Uniti? Un membro protofascista della John Birch Society o del Ku Klux Klan? 
Niente affatto! L'autore si chiama Jessie Helms; dal 1995 al 2001 ha presieduto la Commissione per gli affari esteri del senato americano ed è stato dunque uno dei protagonisti della politica estera di Washington. (...)

(...) Thomas Friedman, consigliere speciale del segretario di stato Madeleine Albright durante l'amministrazione Clinton, è ancora più esplicito:
"Perché la globalizzazione funzioni, l'America non deve temere di agire come l'invincibile superpotenza che in realtà è (...) La mano invisibile del mercato non funzionerà mai senza un pugno invisibile. McDonald's non può diffondersi senza McDonnel Douglas, il fabbricante di F15. E il pugno visibile che garantisce la sicurezza mondiale della tecnologia della Silicon Valley si chiama esercito, aviazione, forza navale e corpo dei marines degli Stati Uniti."
Il dogma ultraliberista diffuso dai dirigenti di Washington e di Wall Street è ispirato da un terribile egoismo, da un rifiuto pressochè totale di qualsiasi forma di solidarietà internazionale e dall'assoluta volontà di imporre il proprio punto di vista a tutti i popoli del pianeta.(...)
                                           
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Già da questi brani è possibile comprendere il metodo col quale le politiche messe in opera in quegli anni dagli USA stiano corrodendo piano piano tutte le economia mondiali, anzitutto partendo da quelle più povere, come avremo poi modo di vedere nello specifico quando inizierà a spiegare come la Banca mondiale e il FMI disintegrino le economie più deboli attraverso un misto di incompetenza, ignoranza e malafede, e di come questo grande Bugs, questo immenso tarlo mondiale stia iniziando ad intaccare anche le economie più sviluppate.

(seguirà)

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