lunedì 21 dicembre 2015

Immigrazione percepita vs reale: si afferma quella percepita (e con ragione)

Mi piacerebbe che coloro che hanno una posizione intellettualmente professionale, perlomeno abbiano una certa onestà intellettuale e non ripetano gli stessi errori che essi imputano alle loro controparti quando li accusano di leggere i dati dimenticandosi alcuni aspetti determinanti.

? Quando si parla della differenza tra immigrazione reale e percepita dove si vuole andare a parare?
Forse, mettendo per bene in vista la differenza tra i due dati l'intento è quello di screditare quella parte di società e di politico di riferimento che dà addosso all'immigrato incolpandolo dei mali che attanagliano il nostro paese.
Cosa che, a livello di principio, è condivisibile; l'Italia è in decadenza culturale per altro.
Ma anche metterla sotto questo aspetto è fuorviante e a rischio di strumentalizzazione.
Il rischio che si corre è quello di portare l'attenzione qui e ora a scapito di là e domani.
Se consideriamo il tempo presente, qui e ora, non sussiste un problema  per il quale si possa additare l'immigrazione come causa primaria di frammentazione culturale, sappiamo bene, o perlomeno chi ci ha impegnato tempo e voglia sa che buona parte dei nostri problemi culturali derivano da "fuoco amico"; cioè da Nazioni "occidentali" che ci somigliano -- USA su tutte.
Ma considerare quì e ora e trarne conclusioni generali  è una lettura oserei dire miope, non all'altezza di tanta capacità di analisi sociale.
Per noi dummies, che siamo abituati a cogliere i segnali a livello intuitivo, alcune "visioni" si sedimentano immediatamente a livello inconscio e "lavorano". A volte, confusi da informazioni controintuitive, si resta un attimo spiazzati, poi si cerca di usare quel poco di logica che ci appartiene e spesso i conti tornano.
? Perché l'immigrazione percepita è così diversa dai dati fotografati dagli enti predisposti?
Da un punto di vista tecnico la risposta è semplice: quella è una fotografia, una staticità, è una analisi parziale e immobile. Qualche cosa di più si potrebbe immaginare confrontando una serie di queste "fotografie" nel tempo osservandone la dinamica tendenziale e sommandola ad una serie di altre tendenze manifeste.

Il punto principale da cui bisognerebbe osservare questa questione è quello delle classi più basse del sistema sociale perché è quello che spiega nel miglior modo possibile come mai in tanti ci si preoccupi seriamente di questo problema.
Le classi più povere in un passato neppure troppo lontano, diciamo due generazioni per abbondare, vedevano nel numero della prole una soluzione a diversi problemi. Uno di questi era relativo al reddito; avendo una paga scarsa , se in famiglia lavorano più persone il reddito della famiglia è maggiore dato che alcune spese restano fisse e alcune crescono relativamente meno rispetto al reddito totale. L'altro era l'elevata mortalità infantile; se faccio più figli ho più possibilità che ne sopravvivano di più.
Quando questi problemi, sommati ad altri di ordine psicologico e politico, sono stati ridimensionati fin quasi a sparire ecco che la natalità è crollata.
Tutto questo per dire una cosa semplicissima, quasi banale non fosse che i migliori intelletti pare non riescano a vederne le conseguenze ed è probabile che sia dovuto al fatto che i loro figli, se ne hanno, non frequentino scuole pubbliche, oppure che non siano mai loro ad andarli a prendere all'uscita, oppure che non li portino mai ai giardinetti, se mai ci vadano.
Perché se lo facessero e "osservassero" la società che li circonda, capirebbero un aspetto fondamentale dell'immigrazione e dell'impatto che questa avrà nei tempi a venire. Io magari sono agevolato dal fatto che mia moglie è maestra d'asilo, ma basterebbe chiedere alle maestre, oppure se vogliamo essere scientifici, trovare i dati relativi (sempre che si riesca a risalire a dati certi).
Comunque la si voglia mettere la situazione è desolante; facendo una media tra tutte le classi in cui mia moglie ha insegnato, l'asilo e le classi in cui c'è mio figlio e le altre della sua leva, sicuramente siamo sopra al 30%.
Ecco spiegato il motivo di tanta discrepanza; noi immaginiamo già il futuro in cui si dovranno calare i nostri figli, gli intellettuali ancora credono che ai loro non accadrà. Ma il grande bugs ha già dimostrato di non andare troppo per il sottile (sarà che loro pensano di trovarsi abbastanza in alto nella piramide).

? Ora ci siamo? Anche ben non l'aveste capito, e ne dubito, abbiamo svelato il mistero; l'immigrazione percepita si discosta di molto da quella censita perché la classe che una volta proletarizzava ha ben presente le dinamiche generazionali e ha già fatto una proiezione (e tutto questo senza calcolare anche i clandestini e le politiche unitarie che dipingono l'immigrazione come una salutare cura) che mette in allarme.

E ora chiudo che 'sto post mi ha rotto i trequarti...

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